Al mattino presto inizia la prima tra le file che
contraddistinguono la vita nel campo: quella per riempire le taniche d’acqua.
Al momento più di 6000 migranti vivono nella campo profughi di Calais diventato
noto come the Jungle, la Giungla, e
tutti si riforniscono di acqua presso le poche bocchette sparse all’interno del
campo. Acqua potabile, lampioni illuminati di notte e reticolati di filo
spinato a delimitare i confini del campo sono gli unici investimenti realizzati
da parte del governo francese all’interno del campo profughi che ormai da anni
si erge nel cuore dell’Europa. La popolazione del campo è fluida. C’è chi vi abita da
alcuni mesi, chi da pochi giorni. Fino all’estate scorsa si stimava che la
popolazione della Giungla si aggirasse intorno alle 3000 persone, ma nel giro
di pochi mesi il numero degli abitanti del campo è raddoppiato. Nessuno arriva
con l’idea di restare, e tutti hanno la stessa meta in mente: la Gran Bretagna.
Calais è la città francese più vicina al Canale della
Manica, che segna il confine con l’Inghilterra. Persone in arrivo da Eritrea,
Sudan, Afghanistan, Siria, Iraq, Iran, Kurdistan, Pakistan si ritrovano qui con
l’obiettivo di attraversare il confine ed arrivare a quella che molti vedono
come la meta finale del loro viaggio. Per chi il Caso ha dotato di un passaporto europeo
attraversare la frontiera tra i due paesi è una questione di pochi minuti. Per
gli abitanti del campo servono mesi di tentativi, nascondendosi nel retro di
camion, saltando su treni in corsa, o cercando di infilarsi sui traghetti che
più volte al giorno si spostano tra Calais e Dover, in Inghilterra. The Jungle è
quindi il campo dell’attesa: tutti aspettano la propria occasione di riuscire
ad attraversare la frontiera senza essere scoperti dalla polizia di dogana.
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